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lunedì 3 dicembre 2007

I silenzi Zemaniani

dal Diario di bordo

Eravamo in pieno periodo di zemanlandia, il Foggia giocava da Dio in serie A, dando lezioni di calcio a tutta Italia e la capitanata era la terra del 4-3-3.
Non ricordo in che anno precisamente, ma in quel periodo a San Giovanni Rotondo si tenne il torneo di Santa Maria, un torneo di calcio per ragazzini, in occasione di una delle due feste patronali. Quella dedicata a Santa Maria delle Grazie, la santa che da il nome al noto convento che aveva ospitato Padre Pio. L’organizzava Franchino R’tunn’. Un’istituzione in paese, proprietario del Bar Sottozero e voce della radio locale: Radio Monte Calvo (dal nome del monte più alto del Gargano).
Avevamo deciso di iscriverci ma, visto che non riuscivamo a raggiungere abbastanza giocatori da poter disputare il torneo, ci rivolgemmo a quelli del quartiere del Puscinone (chiamato così perché sorge sopra quello che una volta era stato un lago). I ragazzi del Puscinone, erano imbattibili in “casa”, complice un campo dove, da una parte il fallo laterale era delimitato da grossi pozzi di acqua sorgiva, con in mezzo un marciapiede dove tutti i ragazzi ospiti, non abituati al campo e nella foga della partita, inciampavano e dall’altra parte da un muro, dove era permessa la carambola. Uscita di moda a San Giovanni già ai tempi di mio padre, che detto tra noi, neanche sopporta il calcio.
In squadra c’era un ragazzo che tutti chiamavano Baggio, per via di un taglio di capelli simile al “divin codino”, ma che a conti fatti di Baggio non aveva niente; c’era il figlio di un proprietario di un noto negozio di abbigliamento del paese, che ci aveva procurato le divise; c’era un certo ragazzo riccio e grosso, che non vidi più dopo quel torneo, ma che a detta di tutti aveva un tiro eccezionale, peccato che in tutto il torneo non si era mai posizionato in una zona del campo ideale da far partire i suoi missili, a parte una volta, ma di questo parlerò più in là; c’era un terzino che con i piedi faceva cagare, ma che pretendeva di fare l’attaccante; avevamo una difesa al dir poco imbarazzante, cosa che mi procurava molto piacere, visto che io ho sempre giocato in difesa e non vedevo alcuna concorrenza; infine, c’era lui, quello che alla storia è passato col nome di Zeman e non per le sue doti di stratega e tattico, ma per una sua frase detta al vice allenatore all’inizio della prima partita: “ije haij fa com’ a Zeman: nun haij dic’ mangh' na parola” (io farò come Zeman, non darò alcuna indicazione ai miei giocatori durante la partita).
Le squadre erano quattro e il torneo si tenne in due giorni. Con semifinali al primo e finali del primo e secondo posto e del terzo e quarto posto al secondo giorno. Nella semifinale ci capitò la squadra favorita, la San Leonardo, squadra dell’omonima parrocchia, che vantava una scuola calcio e molti tornei all’attivo. La nostra si chiamava Mithos, nome di una nota, in quegli anni, discoteca manfredoniana, scelto dal vice di Zeman, memore di una serata estiva passata lì, dove il padre l’accompagnò e lo venne a prendere. Io iniziai in panchina, nonostante gli imbarazzanti difensori della nostra squadra.
La partita si mise subito male, con un gol loro nei primi minuti e con i nostri calciatori che non seguendo le direttive zemaniane, non del nostro ma di quello ufficiale, facevano un po’ ciò che volevano: il terzino attaccante non tornava mai, il riccioluto tiratore che, convinto dalla sua potenza, tirava da qualsiasi posizione e Baggio che non bisognava manco marcarlo, per quanto faceva schifo.
Il nostro Zeman, in panchina non proferiva alcuna parola e dopo l’ennesima infruttuosa discesa del terzino allegro e l’ennesimo capovolgimento di fronte della squadra avversaria, prendemmo un altro gol. Al secondo imbarazzante gol, vidi il mister alzarsi per dare indicazioni ai nostri, ma fu subito zittito dal suo vice: “Zeman non parla neanche quando il Foggia prende tre gol”.
Stavo cominciando a rompermi in panchina e sia il risultato che la prestazione dei nostri difensori, tra cui il cugino del mister e un carissimo amico del cugino, mi spinsero a chiedere al nostro Zeman l’entrata in campo… Solo silenzio da parte sua, anche Zeman, d’altronde, quello vero, faceva così, quando i vari Kolyvanov, Petrescu e Di Bari volevano giocare.
La partita volgeva al termine ed io avevo perso ormai ogni speranza di entrare, così il nostro Zeman, in silenzio come il suo vate, mi fece segno di entrare. Felicissimo dell’opportunità datami, mi posizionai sulla fascia destra e quasi subito gli avversari attaccarono da lì, ci fu un triangolo che intercettai senza problemi passando subito la palla al nostro Baggio, che addormentato, la fece finire fuori. Prima di riprendere il gioco, il mister, con l’imprevedibilità tipica delle squadre zemaniane, mi fece riaccomodare in panchina. Partii una parolaccia dalla mia bocca fanciullesca e da allora non entrai più. Perdemmo due a zero, solo perché la San Leonardo, dopo il secondo gol giocò al piccolo trotto.
Venne il secondo giorno. Ci giocavamo il terzo posto con una squadra alla nostra portata. Io come al solito ero al mio posto a scaldare la panchina.
Il mister memore del fatto che Zeman, anche quando cambia giocatori fa giocare bene le sue squadre, decise di apportare dei cambi alla squadra e spostò in attacco il terzino che tanto il posto di attaccante se lo sarebbe preso comunque e volle togliere dalla squadra titolare il figlio del negoziante di abbigliamento. Ci fu una sorte di crisi interna alla squadra. Il figlio del negoziante minacciò di riprendersi le divise se non avesse ottenuto il posto da titolare e la maglia numero dieci. Il mister in perfetto stile zemaniano (secondo lui credo) accontentò il bimbo viziato e gli diede anche la fascia di capitano, cioè un fazzoletto legato al suo braccio, che lui (il bimbo viziato) aveva portato da casa.
La partita fu noiosa, con pochissimi tiri in porta, a parte i tentativi di tiro da posizione impossibile del nostro riccioluto tiratore, convinto di essere un Ancelotti in erba e le azioni pericolose del terzino attaccante che libero dall’obbligo di difendere, a detta del vice allenatore, era molto più pericoloso. Se per pericoloso si intende un giocatore che al massimo riesce ad ottenere un paio di calci d’angolo.
Io passai l’intera partita chiedendo al mister di giocare, ma non ottenni mai alcuna risposta. Così, demoralizzato, cominciai a chiacchierare con delle persone venute a vedere la finale e completamente disinteressate a quello che stava accadendo in campo.
Complice la scarsezza delle due compagini e i rarissimi tiri in porta, la partita fini zero a zero. Il terzo posto si sarebbe assegnato ai rigori. Chi doveva batterli? In perfetto stile zemaniano il mister, non proferì alcuna parola e gli undici bambini in campo litigarono per chi doveva tirare. Non ricordo bene chi la spuntò, ma ne ricordo due in particolare: il figlio del negoziante, che minacciò di andarsene con le maglie se non lo facevano tirare (s’era mai vista una squadra tirare i rigori a dorso nudo?) e il riccioluto tiratore che a detta di tutti e soprattutto sua era il nuovo Dunga.
Arrivammo al quarto rigore in parità. Io feci notare al mister la scarsa statura del portiere avversario e che se i nostri avessero tirato angolato, era molto probabile che segnassero. Il mister in perfetto stile zemanianao (sempre secondo lui) non disse nulla.
Quarto rigore. Tira il figlio del negoziante. Alto sopra la traversa. Diede la colpa al campo e gli altri per paura di farsi scippare le divise annuirono.
Quinto rigore. Gli avversari erano in vantaggio di un gol. La responsabilità era data al nostro riccioluto con i piedi di piombo. Adesso poteva dimostrare a tutti quel gran tiratore che era. Il terzo posto era nei suoi piedi. Prese una rincorsa lunghissima che pareva partire dall’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, arrivò nelle vicinanze della palla stanchissimo e tirò centrale in bocca al portiere… Quarto posto.
Il nostro mister in perfetto stile zemaniano, bestemmiava. Io in perfetto stile bastardo godevo.

dal Diario di bordo

giovedì 22 novembre 2007

Meritiamo gli europei?

L'Italia ce l'ha fatta a qualificarsi agli europei. Da campioni del mondo era il minimo, ora andiamo a giocarci l'europeo.
Non fa bene alla nazionale andare ad un torneo da favorita, ma tant'è che abbiamo la possibilità di giocarci il campionato europeo ed entrare nella storia calcistica di questo paese.
Anche se... (c'è sempre un anche se)... Non metto parola sulla partita di ieri che era ininfluente in tutto, ma è bene dirlo che la partita contro la Scozia, fatta passare da tutte le testate giornalistiche italiane come un'impresa, abbiamo vinto con un gol all'ultimo minuto su un calcio di punizione inesistente e qualche minuto prima un giocatore scozzese, non ricordo chi, ha sbagliato un'occasione grande quanto una casa.
Ora non voglio sminuire i calciatori azzurri che in quella partita hanno dato tutto, ma i giornalisti dovrebbero imparare, per lo meno a fare un'analisi imparziale e no, prima mettere Donadoni nel patibolo per poi farlo diventare eroe nazionale.
Ripeto la squadra c'è e l'europeo ce lo possiamo giocare, peccato che tutto ciò che abbiamo attorno alla nazionale (federazione, giornalisti, club, tifosi) non meritano neanche di vincere il torneo inter-parrocchiale...

martedì 9 ottobre 2007

Salta Orsi, salta

Salta la prima panchina di serie A! Il presidente del Livorno, Spinelli ha deciso di fare a meno di Orsi e molto probabilmente si affiderà a Camolese... Almeno fino a quando la sua testa da presidente padre padrone gli dirà così.
Per carità, ha ragione Spinelli quando dice che i risultati non davano ragione all'allenatore. Il Livorno sulla carta, anche se ha rinunciato a Lucarelli, non è male. Ma nella mia testa ho ancora lo strano esonero a Donadoni e altre magia del presidente meglio vestito della seria A.
Non mi piace vedere saltare le panchine, ma purtroppo, non si può far saltare tutta la squadra e la colpa deve andare sempre all'allenatore. Oggi è stato il turno di Orsi, domani si vedrà.
Dalle pagine di questa testata africana, voglio far nascere una proposta: ma se invece di cacciare gli allenatori, cacciassimo i presidenti? Se non proprio gli incapaci, almeno quelli che si vestono con inguadabili impermeabili gialli.
Un saluto stilisticamente africano.

venerdì 5 ottobre 2007

Ma perché giochiamo ancora la coppa uefa?

Ieri un gravoso disastro per le italiane in uefa! Solo la Fiorentina è passata, le altre, nonostante le dichiarazioni di cornice, hanno lasciato perdere quella che oramai per le squadre italiane è uno spiacevole inconveniente.
E quindi a questo punto mi chiedo, perché l'Empoli ha giocato la coppa UEFA? Non era meglio che se ne rimaneva in toscana ad ammirare le opere d'arte della regione? Forse una scampagnata nella splendida campagna senese avrebbe fatto maggior piacere ai giocatori toscani.
Il Palermo nonostante avesse vinto fuori casa ha deciso di difendersi in casa... Ma giocava col Real Madrid? Va bene, i tifosi rosanero e in primis marianolafricano mi diranno: "ma il gol era in fuori gioco!!" Sì, ma il Boleslav era alla portata dell'undici siciliano... Ma tanto c'è il campionato: testa e concentrazione verso quello! E magre figure il giovedì...
La Samp mostrava un tridente che sinceramente non ha fatto paura manco al Leone del regno di Oz, il quale contro la Samp, non avrebbe avuto bisogno dell'attestato di coraggio regalatogli dal mago...
Unica a passare il turno è la fiorentina... Con una grandissima partita? No, ha vinto ai rigori...
A questo punto chiudiamola definitivamente con la coppa uefa, coppa che agli inizi degli anni '90 dominavamo senza problema e concentriamoci sulla coppa del nonno, che almeno addolcisce queste magre figure di merda.
Un dolce saluto africano.

lunedì 1 ottobre 2007

Reagirà la Roma?

Tutti puntavamo nella Roma come grande favorita del vero campionato post Moggi e tutti sono stati delusi. La sconfitta contro l'Inter potrebbe avere ripercussioni anche in Champions?
Speriamo di no e proprio per questo l'allenatore giallorosso chiama i suoi giocatori a raccolta, chiedendoli un reazione!
Saranno i facili entusiasmi capitolini, sarà che l'Inter Sabato aveva un grande orgoglio dentro, ma penso che la partita contro il Manchester cade a pennello. E' lì che la squadra capitolina deve dimostrare che non più è una grande incompiuta e che la sconfitta di sabato, per quanto dolorosa è stato un incidente di percorso.
La Roma ha una grande occasione domani: dimostrare agli scettici che è una squadra che sa vincere anche con le grandi.
Quindi se domani la Roma vincerà si potrà rilanciare in campionato e diventare la vera avversaria dell'Inter per la lotta allo scudetto, vista la latitanza del Milan e la pochezza della Juve di quest'anno.
Molto speranzoso vi arriva il solito saluto africano.

lunedì 24 settembre 2007

Nuova moda: allo stadio col Machete

Allo stadio con Bandiere? Fuori moda.
Allo stadio con sciarpe? Poco produttivo.
No, da oggi allo stadio si va col machete! E' quello che hanno pensato i 66 tifosi laziali diretti a Bergamo per andare a "sostenere" la squadra biancoazzurra nella città lombarda.
Fortunatamente, sono stati prontamente fermati dalle forze dell'ordine e arrestati. Ma mi chiedo: cosa andavano a fare i tifosi laziali a Bergamo col machete? Cosa centra la competizione sportiva col machete? Non esiste neanche una disciplina di scherma con questa arma da taglio. Esiste la sciabola, il fioretto ma il machete no.
Allora questi 66 "tifosi", che non sono pochi, cosa c'entrano con lo sport? A me pare di assistere ad una guerra! E dal machete si fa presto ad arrivare ad armi da fuoco.
Io questa gente non solo non la voglio incontrare in curva, ma non mi va manco di incontrarla per strada! E' ora di dire basta a questo scempio!
Mi vien da pensare che se 66 persone erano pronte ad andare a Bergamo armate di così tanto materiale, il problema non è più Moggiopoli, Passapartopoli, paperopoli. Il problema sono loro e la loro voglia di far dello stadio una zona franca, dove tutto è lecito e dove come minimo devi entrare armato!
Che si chiudessero tutti gli stadi, visto che non è più possibile far diventare una semplice partita di calcio per quella che è: "22 uomini che danno un calcio al pallone". Qualcuno mi dirà che così si svantaggiano i tifosi che vogliono vedere la partita in pace...
Sarò provocatorio: Esistono di questi tifosi?
Sarò più preciso: Assistiamo ogni domenica ad una serie di insulti verso tutto ciò che non è uguale a noi. Si insulta il giocatore di colore, i giocatori di altre squadre, i tifosi avversari. Lo stadio non è più un luogo di ritrovo, di coesione e di socializzazione è diventato un luogo di contrapposizione. E allora si abbia il coraggio di chiudere quei cancelli e giocare a porte chiuse, qualcuno mi dirà che senza i tifosi si perderà il vero significato del calcio. Secondo me con il machete, il vero significato del calcio si è perso da un bel pezzo.
Un saluto scoraggiato, amareggiato e africano.

giovedì 20 settembre 2007

Le italiane in Champions


Lazio 6 d'incoraggiamento. Nonostante l'emergenza tiene botta ad Atene. Poteva fare di più vista l'assenza del pubblico, ma non chiediamo miracolo all'undici biancoceleste e aspettiamolo con una forma fisica migliore.

Milan 7 1/2. Con quella squadra può vincere tutto, Pirlo grandioso, kakà perfetto. Inzaghi super, fa rabbia vederlo al Milan così e in nazionale tutt'altra persona. Avrebbe meritato un 8 ma non condivido sulla loro tattica di puntare solo all'Europa.

Roma 9. Perfetta! La squadra capitolina sta attraversando un momento d'oro e questo lo fa vedere in campo. E' la dimostrazione che si può fare bene sia in champions che in campionato.

Inter 4. Deludente. Ieri è parsa una squadra senza mordente e con seri problemi in difesa. Il Fenerbache è una bella squadra, ma dall'organico nerazzurro ci si aspetta di più.

Un saluto da 10 africano!

C'è da ricordare che...

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